Il manifesto della fotografia generazionale

 

La fotografia di famiglia, come viene solitamente intesa, si limita ad essere una sessione fotografica in studio o all’aperto in cui ci si sforza di fare un certo numero di foto in posa alla famiglia sorridente, magari sfruttando un po’ di cambi d’abito per avere più foto da vendere.

Queste fotografie a nostro parere esauriscono la loro funzione su un livello puramente estetico, non dicono nulla di noi e della nostra famiglia.

Noi pensiamo che questo tipo di fotografia non sia realmente destinato a durare nel tempo, non sia destinato a diventare fotografia generazionale, ossia quel tipo di fotografie che guarderemo per anni assieme ai nostri figli, che i nostri figli guarderanno quando saranno grandi, che i loro figli guarderanno per scoprire le loro radici.

Qual è la soluzione quindi? Abbiamo pensato che sia ora di tornare a sporcarsi le mani, che sia necessario faticare, non far venire da noi i soggetti per fotografarli in una situazione controllata e comoda per noi, ma andare noi da loro e passare ore con la famiglia, vivendo con loro un’esperienza reale, senza condizionarla, per raccontarla.

Insomma usare il reportage in luce naturale come chiave di lettura e restituzione di un’esperienza vera. Ci vuole molto più tempo, è più faticoso, i risultati possono essere incerti: ma spesso sono meravigliosi ed inaspettati!

Ma soprattutto: sono sempre veri. Rappresentano sempre un reale ricordo di una reale esperienza di famiglia. É già solo per questo motivo hanno un valore inestimabile.

 

Come fotografi generazionali ci impegnamo a seguire questi punti

 

• Dobbiamo fotografare vere, naturali attività di famiglia: niente di preparato. Il fotografo deve accompagnare la famiglia durante alcune ore di una sua giornata, e riportare quanto ha visto

• Quel che conta è l’emozione: i megapixel, la perfetta messa a fuoco e la ricerca estetica fine a se stessa non sono niente a confronto di una storia ben raccontata

• Lo stile deve essere quello del reportage, fotografare quindi situazioni vere intervenendo il meno possibile, ma curando comunque la composizione e l’uso della luce naturale per valorizzare al massimo le emozioni che si vogliono raccontare

• L’estetica dello scatto è ovviamente importante, ma subordinata alla ricerca della storia e dell’emozione. Il fine non è tanto ottenere dei buoni, singoli scatti, quanto ottenere una buona storia

• Dobbiamo impattare il meno possibile sulla situazione, che deve essere una naturale attività di famiglia , quindi

• Dobbiamo essere da soli, come fossimo amici della famiglia: già così modificheremo inevitabilmente quel che accade, inutile aggiungere aiutanti o altri fotografi

• Per lo stesso motivo dobbiamo possibilmente usare una sola macchina fotografica

• Non usiamo flash, assistenti, pannelli riflettenti o altro

• Possiamo ovviamente fare dei veri e propri ritratti, se se ne presenta l’occasione, ma in linea di massima la famiglia dovrebbe ignorare il fotografo per quanto possibile

• Seguiamo la famiglia nella sua attività, che può essere un’uscita nei boschi, un picnic, una gita al mare, la visita ad un museo…. scelgono loro, noi siamo solo raccontatori

• Il cliente, è vero, sono i genitori, ma il destinatario principale delle fotografie sono i loro figli

• Il bianco e nero è benvenuto, perché è già memoria pochi secondi dopo essere stato scattato

 

Lo scopo è creare memoria: i files digitali non sono memoria, la memoria è quello che potrebbe trovare vostro nipote tra cinquant’anni al fondo di un cassetto, foto stampate e rilegate in un involto in pelle. Per questo bisogna che le persone stampino le loro foto, anche poche: per il piacere di perderle da qualche parte negli anni e poi ritrovarle un giorno per caso

 

Torna alla Home